“Spluga della Preta anticamera dell’inferno” così il giornalista Luigi Freddi in un articolo del 1926 sul giornale il Secolo d’Italia battezzava l’abisso che si apre nel Veronese sul monte Corno d’Aquilio a 1475 metri di altezza.
L’Abisso Spluga della Preta fu iscritto nel registro dei record come il più profondo del mondo per molti anni per poi scendere al terzo posto per un altro paio di decenni ma restando un abisso pericoloso, difficile, una vera università della speleologia.
Ma, la FIE cosa c’entra con questo Abisso che quest’anno compie i suoi cent’anni dalla prima spedizione nel 1925? C’entra in quanto fino a qualche tempo fa, la Federazione Italiana Escursionismo aveva una commissione federale speleologica e molte associazioni affiliate la cui finalità era lo scoprire i mondi sotterranei, come è possibile leggere scorrendo le vecchie riviste “Escursionismo” reperibili sul sito.
Lunedì 12 maggio 2025 sono iniziate le riprese di un docufilm sulla storia della Spluga della Preta e della vicina chiesetta dedicata a S. Benedetto patrono degli speleologi e patrono d’Europa.

Il primo giro di manovella, come si diceva una volta, è toccato agli ex responsabili della commissione speleologica della FIE – ex anche come speleologi data l’età ma – Maria Grazia Comini e Maurizio Boni che anni fa avevano scritto e pubblicato un libro, sponsorizzato dalla FIE, dal titolo “1967 azione di massima profondità”, dove raccontavano la discesa nell’abisso fino al suo presunto fondo. Comini e Boni hanno accettato di buon grado le molte domande preparate, rispondendo e facendo correre la memoria ad un tempo in cui associazioni come il GES Falchi, affiliato dal 1951 alla FIE, organizzava spedizioni in Preta e il suo presidente Mario Cargnel (in alto in una foto scattata nel 1970) era anche vice Presidente della nostra Federazione.
Il periodo pionieristico alla Spluga della Preta, come del resto della speleologia in generale, terminò attorno al 1971/1972 e molte associazioni si disinteressarono all’abisso; ma la FIE rimase presente con la chiesetta che aveva patrocinato e alla cui costruzione aveva collaborato moralmente; un’opera fortemente voluta da Luigi Castellani, altro vice presidente della Federazione Italiana Escursionismo, a ricordo della moglie caduta nel terzo pozzo di quell’abisso nel luglio 1964.
Oggi, davanti alla chiesetta dedicata al patrono d’Europa transita anche il Sentiero Europeo E7: quasi un inchino al patrono d’Europa. Anche questa scelta di far passare l’E7 davanti alla chiesetta è stata una scelta dei segna sentieri Europei della FIE Giuseppe Franchi, Maria Grazia Comini, Maurizio Boni e Giuseppe Pighi.
Il docufilm avrà ancora molte giornate di riprese, la videocamera scenderà nell’abisso, saranno sentiti vecchi e giovani speleologi alcuni dei quali non sanno gran ché della nostra federazione. Ma nella nostra intenzione è il raccontare “la FIE nell’abisso” ieri, la FIE sopra l’abisso ancora oggi; la FIE che comunque anche se non scende più verso l‘ignoto, in superficie controlla e custodisce il grande Sentiero Europeo. Questo è uno dei motivi per cui i nostri intervistati, infilate le giacche da accompagnatore con ben visibile il logo della Federazione Italiana Escursionismo, si sono concessi all’obbiettivo.